Alsazia terra di confine e di ossimori

by Valeria Mulas

Terra di confine e di congiunzione di opposti, per capire l’Alsazia serve dotarsi di uno spirito da bilanciere di ossimori, perché qui i contrasti hanno trovato una casa in cui regnare in modo pacifico e pacificato

Prendiamo ad esempio i vini: se siete convinti che questa sia la patria dei vini dolci, rimarrete di certo stupiti dalla presenza immancabile degli amari in ogni Gewürztraminer, Moscato o Pinot grigio ottenuto da Vendanges Tardives o Sélection de Grains Nobles o semplicemente dolce (moelleux o liquoreux). La cucina stessa alsaziana fonda le sue radici su questo pacificato contrasto in cui la congiunzione ‘e’ permette di legare dolce e amaro, sciapo e speziato, morbido e sapido. D’altronde da secoli a questi territori tocca l’arduo compito di fare da cuscinetto nelle conquiste tra imperi e regni diversi. Così qui la cultura francese e quella tedesca si sono alla fine mischiate, concentrando le loro potenze in una nuova entità: c’est l’Alsace!

Sarebbe anche a ridosso della Svizzera, ma da una terra neutra e neutrale si può succhiare ben poco, si sa. Quando varchi il confine arrivando da sud, lasciando la perfezione quasi asettica che perfino la natura ha deciso di auto-imporsi in Svizzera, la prima cosa che capisci dell’Alsazia è che l’uomo si è creato dei micromondi di semplicità rubando terreno alle foreste dei Vosgi e venendo a patti di convivenza con le vere autoctone della zona: le cicogne. Deve essere per questo che gli alsaziani, riconoscendole come vere e prime abitanti, ne osservano un culto quasi ossessivo, dipingendole e mettendone sculture, più o meno al limite del kitsch, ovunque. C’è un altro pilastro nazionale, di cui forse non avrete mai, o quasi, sentito parlare e che qui è praticamente considerato al pari del nostro Michelangelo o di Leonardo Da Vinci. Si tratta di Jean Jacques Waltz detto Oncle Hansi o più semplicemente Hansi. Nato a Colmar nel 1873, rappresenta lo spirito Alsaziano pro-Francia, all’indomani della fine della guerra franco-prussiana e durante l’occupazione tedesca dell’Alsazia. Le sue illustrazioni narrano la vita attraverso scene in cui, spesso, i bambini sono protagonisti. Non mancano vignette di scherno delle autorità tedesche, motivo questo che lo vide più volte attraversare le porte delle prigioni ed essere perseguitato anche durante il regime nazista. Ogni casa, ogni negozio, persino le insegne e i souvenir rubano a mani basse dalla sua produzione di illustratore, così che oggi risulta impossibile scindere le sue immagini da quelle della stessa Alsazia.

Abbandonato il lato folkloristico, girato l’angolo dei più noti paesi con i negozi agghindati da albero di Natale, anche ad agosto, quello che scoprirete è un insieme di minuscoli villaggi. In molti casi si direbbero piantati in mezzo a vigne, che sembrano essere lì da sempre, un po’ come le cicogne, da prima dell’arrivo dell’uomo. Le montagne dei Vosgi, la cui benefica presenza permette la creazione di un microclima mite e asciutto, a tratti quasi mediterraneo, diradano dalle cime boschive, prima verso i vigneti e poi verso le valli seminate a grano e cavoli. In alto qualche castello, in mezzo i villaggi di case a graticcio, in cui il silenzio regna indisturbato. L’uomo, un puntino discreto, a tratti sornione, sembra aver mantenuto quegli elementi ancestrali di vita legata al movimento del sole sulla terra. Se vorrete pranzare avrete una finestra di un’ora e mezza dalle 12 alle 13,30 e se il ristorante è pieno, anche se un tavolo si sta liberando, non vi accomoderete, perché il tempo del lavoro ha un limite, a dispetto della vostra fame.

Non abbiamo grandi consigli da darvi sui ristoranti, perché non siamo stati molto fortunati nelle nostre scelte, più o meno obbligate dalle due variabili descritte sopra (orari e capacità ricettiva ristretti). Di certo troverete ovunque la tarte flambée e la choucroute garni (letteralmente crauti conditi). La prima è una specie di piadina-pizza molto sottile e croccante su cui vengono adagiate montagne di formaggio, cipolla e lardon (simile a pezzi di pancetta), ne esistono varie tipologie ma questa base non cambia. Potrete poi scegliere la versione al formaggio di capra e miele, con un’esaltazione del gusto dolce, o quella con il Munster – il formaggio DOP alsaziano, a pasta molle e a crosta lavata, prodotto da latte crudo vaccino – la cui persistenza gusto-olfattiva non ha nulla da invidiare al nostro taleggio. La choucroute è turisticamente il piatto nazionale: una base di crauti fermentati su cui vengono adagiate patate, salsicce di varie tipologie (c’è anche quella di oca e/o di anatra) e altri tagli di maiale. Non abbiamo mai visto alcun turista finirlo, ma contiamo sul fatto di non avere dei numeri adeguati per una statistica degna di nota. Seguono torte ripiene di carne, gallettes (frittelle di patate usate anche al posto del pane per gli hamburger), foi-gras e polli cucinati in vario modo. Se siete vegetariani dovrete aggiungere un’ulteriore difficoltà alle due sopra citate, ma almeno le quiche possono salvarvi: sono economiche, spesso con ingredienti vegetali e tendenzialmente le troverete anche dai panettieri. Tra i dolci oltre al pain d’epice (a noi è piaciuto molto quello di Mireille Oster a Strasburgo), c’è il Kougelhopf: una ciambella di brioche al burro con uvetta e guarnita di mandorle dalla classica forma che la leggenda vuole sia stata presa dal turbante di uno dei Re Magi, usato come stampo da un pasticcere di Strasburgo. Il Kougelhopf (si pronuncia kouglof, così evitate di indicarlo come abbiamo dovuto fare noi) esiste anche in versione salata al lardon, ça va sans dire!

Piccola guida ai villaggi di Alsazia

Ecco una piccola e non esaustiva guida ai villaggi di Alsazia, in ordine crescente di notorietà.

Barr e Mittelbergheim:

 due villaggi cui passeggiare quasi in solitaria, assaporando la pace delle vie. Barr è sicuramente più ricca, con la sua strada con qualche negozio di artigianato, ma Mittelbergheim è autenticamente alsaziana con le sue due chiese (protestante e cattolica) e i nidi di cicogne sparsi sui tetti delle case.

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Thann

Attraversato dal fiume La Thur è noto soprattutto per il vigneto più meridionale e con la maggior pendenza di Alsazia. Il Rangen di Thann è infatti un vigneto  di 22 ettari interamente consacrato a Grand Cru dal 1983, suddiviso tra 9 produttori e stupisce per essere letteralmente aggrappato ad una montagna segnata da una pendenza media del 90% circa. Il sabato c’è un piccolo mercato nella piazza principale, proprio a ridosso della Collegiata di Sant’Ubaldo, che dopo la Cattedrale di Strasburgo, è la chiesa gotica più importante della regione. Per la cronaca il Sant’Ubaldo cui è consacrata è il nostro vescovo di Gubbio. La leggenda narra che Ubaldo alla morte (1160) lasciò tutti i suoi avere ai poveri, tranne il suo bastone episcopale promesso in eredità ad un suo discepolo olandese. Il discepolo però non si accontentò e volendo rubare anche l’anello di Ubaldo, gli staccò il dito, scappò attraversando le Alpi e si addormentò vicino ad un abete. Al risveglio, però, il suo bastone aveva messo radici e il luogo (Thann appunto) iniziò ad emettere tre luci che attirano il conte de Ferrette sul luogo. A quel punto il discepolo disse di trasportare la reliquia di Sant’Ubaldo e il conte promise di costruire una cappella a lui dedicata. 

Potete fare un pranzo veloce a base di quiche o tarte flambé da Chez Emma (attenzione che esagerano con la cipolla) e prima di andare via passate a rifornirvi di formaggi e altre delizie da Fromandises.

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Andlau

Il villaggio è noto soprattutto per la passeggiata che porta alle rovine del Castello, ma noi ci siamo passati per la nostra prima degustazione Alsaziana da Marc Kreydenweiss di cui avevamo già parlato qui.

Anche ad Andlau, oltre ai vigneti e alle bellissime case dai colori pastello, troverete l’immancabile abbazia – benedettina – sorta, in questo caso, su indicazione di un orso, di cui troverete un’adorabile statua mentre sta per mangiare un grappolo d’uva. Poco distante da Anldau fermatevi a Le Spes’ un bistrot a dir poco incantevole, da cui potrete salire al castello o fermarvi per un bicchiere di vino, una quiche o un gelato. Organizzano anche serate musicali e, incredibilmente, fanno orario continuato, quindi qualcosa da mangiare ve lo daranno sempre.

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Obernai

Proseguendo la strada che costeggia Le Spes’, su una strada ricca di fascino che attraversa i Vosgi, arriverete a Natzweiler-Struthof. Il nome ha il pregio di non nascondere la sua natura inquietante, trattandosi, infatti, di un campo di concentramento e di sterminio nazista, oggi trasformato nel Centre Européen du Résistant Déporté. Costruito per volontà del capo SS Himmler nel 1940 in seguito all’annessione dell’Alsazia alla Germania nazista, aveva lo scopo di far estrarre ai deportati, per lo più politici (definiti NN – Nacht und Nebel – ovvero Notte e Nebbia) e partigiani, in arrivo da tutta Europa, il granito rosa da un filone scoperto lì vicino. Tra il 1941 e il 1945 furono qui deportati 52.000 persone di più di 30 diverse nazionalità. Il campo aveva anche lo scopo di procurare cavie per esperimenti pseudoscientifici. Per quanto doloroso ne suggeriamo la visita. Le audio-guide sono incluse nel ticket di ingresso. Servono almeno 2 ore per visitarlo, non ci sono ristoranti e il forte vento, oltre all’altitudine, abbassa le temperature. Tenetene conto.

All’uscita il ritorno alla realtà sarà piuttosto silenzioso. Noi abbiamo optato per una visita ad Obernai, che con i suoi 11.000 circa abitanti risulta già una piccola cittadina. Perdetevi tra le strade e cercate il bel pozzo rinascimentale dei sei secchi (Puits à six Seaux), la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo e la Halle Aux Blasé (borsa del grano) del XVI sec. con la sua bella torre campanaria.

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Turckheim

La strada che porta qui e che poi si snoda tra le colline verso Niedemarschwihr è imperdibile per avere una veduta dall’alto delle splendide vigne e del paesaggio alsaziano. Il villaggio offre più di un punto o casetta affascinante da fotografare nella lunga collezione che ormai da Thann avrete iniziato a realizzare.

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Bergheim

Altro piccolo villaggio pieno di fascino e circondato da mura del XIV secolo. Oltre al paese potrete visitare il Castello medievale di Haut-Kœnigsbourg, ricostruito nel 1479 e restaurato minuziosamente nel XX sec. Troverete molti turisti perché, a quanto ci hanno detto gli alsaziani, si tratta del sito più visitato nella Regione. Dal Castello e anche dalla strada per arrivarci è possibile individuare altri tre castelli raggiungibili da Ribeauvillé. All’entrata di Bergheim segnaliamo il Domaine Marcell Deiss.

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Hunawihr

Rientra tra i più bei villaggi di Francia. Ci siamo passati un po’ scettici, viste le attrazioni che propone: il giardino delle farfalle e NaturOparc un parco che ha lo scopo di salvaguardare le specie autoctone in via di estinzione (cicogne, lontre e i criceti Grand Hamster d’Alsazia). Saltati a piè pari i due parchi-giardini ci siamo concessi una passeggiata tra le vie e abbiamo raggiunto la Chiesa di San Giacomo (XV secolo). Qui potrete comprendere meglio il legame indissolubile tra uomo e vigna. Un legame che segna il tempo (non a caso la lancette dell’orologio campanario sono proprio la raffigurazione di un tralcio di vite), che accompagna l’uomo dalla vita alla morte (fate una passeggiata nel piccolo cimitero che circonda la chiesetta).

Da qui in poi armatevi di monetine per i parcheggi a pagamento!

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Sélestat

La cittadina è nota per la sua Bibliothèque Humaniste, del 1452, che racchiude una notevole collezione dello scrittore umanista Beato Renano (amico e curatore degli scritti di Erasmo da Rotterdham) di libri antichi, davvero imperdibili. Non dimenticate però di fare un giro anche qui tra le vie del centro e di entrare nell’Eglise Saint-George.

Se volete acquistare qualche birra prodotta dai molti micro-birrifici locali, proprio di fianco alla biblioteca potrete affidarvi ai consigli preziosi dei ragazzi dell’Orge et Houblon un locale dove potrete anche ristorarvi.

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Ribeauvillé

Il quartiere della vieille ville è un cruogiolo di case a graticcio, tra cui spiccano la Casa dei Pifferai –  al 14 di Grand Rue -, la Tour des Bouchers (macellai) e l’Hotel de Ville con la sua fontana rinascimentale. Da Ribeauvillé partono anche i sentieri alle rovine dei tre castelli del XII e XIII secolo: Saint-Ulrich, Giersberg e Haut Ribeaupierre.

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Riquewihr

A soli 4 km da Hunawihr il villaggio di Riquewihr è considerato tra i più affascinanti e di, conseguenza, lo troverete sempre pieno di turisti (si salva di prima mattina e la sera quando ormai i negozi sono chiusi). Il dedalo di viuzze medievali con le immancabili e affascinanti case a graticcio che segnano il centro storico, è circondato da bastioni. Il villaggio è stato di ispirazione per gli sfondi del film Disney La bella e la bestia e per la creazione delle ambientazioni del film di Hayao Miyazaki Il castello errante di Howl.

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Colmar

Sicuramente la città più nota di Alsazia offre più di uno scorcio da cartolina. Ci limitiamo quindi a segnalarvi un paio di passaggi da non perdere. Ricavatevi del tempo per entrare  al museo d’Unterlinden e rimanere folgorati dalla Pala d’Altare di Issenheim del pittore Grünwald, ma anche dalle opere di Martin Shongauer e poi dalla bella collezione di arte moderna. Vantaggio del museo è che potrete anche fare una pausa (pranzo?) in giro per la città e rientrare una seconda volta (conservate lo scontrino e riavrete anche l’audio-guida). Il resto lo trovate indicato in tutte le guide, quindi non vi annoiamo ulteriormente se non per avvisarvi che all’interno del mercato coperto (decisamente più piccolo di quanto mi fossi immaginata) ci sono molti posti dove mangiare (anche la pescheria offre piccoli piatti, tra cui le ostriche con un buon bicchiere di vino) in modo un po’ più elastico che nei ristoranti o taverne alsaziane. All’interno dello stesso mercato troverete la Fromagerie Saint-Nicolas per fare un refill di formaggi, nel caso li abbiate finiti!

Strasburgo

Anche qui avrete certamente una guida che vi racconterà nel dettaglio cosa vedere. Vi rendiamo noto soltanto che il centro città oltre ad avere degli accessi controllati per le auto, ha dei parcheggi molto cari. Se quindi siete arrivati con il vostro mezzo vi consigliamo di lasciarlo comodamente in uno dei parcheggi Relais-Tram all’esterno della città, pagando circa 4,20€ per l’intera giornata e nel ticket sono incluse le corse andata e ritorno per Strasburgo fino a 7 persone per veicolo (vale un’ora dalla validazione della corsa – che per il tram si fa sulla banchina di attesa e per gli autobus sul mezzo – con o senza cambio). Trovate maggiori info qui. Noi suggeriamo questi due parcheggi per comodità logistica: Ducs D’alsace oppure Rotonde (costa però 4,70€).

Speriamo con questa mini-guida di avervi dato qualche spunto e suggerimento per perdervi in tutti i villaggi possibili.

Buon viaggio!

Indispensabile

“ALSAZIA. Il territorio, i vignaioli, i vini” di di Samuel Cogliati e Jean-Marc Gatteron – Possibilia editore

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Valeria-Redazione Vinity Fair-Chi Siamo
Valeria Mulas

Sommelier e degustatrice AIS. Assaggiatrice ONAF.

Comunicatrice empatica.

Appassionata di vino, cibo, arte e bellezza.

A tratti pittrice, scrittrice di troppe lettere.