Pierre Frick: puro vino di Alsazia

by Valeria Mulas

Il nostro viaggio in Alsazia ci ha portati ad incontrare alcuni notevoli vignaioli. Il domaine Pierre Frick è tra quelli che merita un racconto approfondito per la sua filosofia Pur Vin – Vino Puro – con cui si sottolinea la totale assenza di trattamenti chimici, solfiti e manipolazioni del succo d’uva fermentato.

Jean-Pierre Frick ed io apparteniamo a quegli insiemi di piani che hanno molti punti di convergenza, ma altrettanti di lontananza. In mondi paralleli a questo difficilmente saremmo capitati nello stesso momento in quell’intersezione che ci avvicina. Eppure in questo universo ci siamo riusciti. Avevo già programmato ad ottobre la mia settimana di ferie in Alsazia, quando a giugno ho avuto l’onore di redigere per AIS il resoconto di una serata sui Riesling alsaziani tenuta da Samuel Cogliati. Il calice con l’Alsace Grand cru Vorbourg Riesling “Macération” 2020 fu letteralmente un colpo al cuore. Un’esperienza tanto anomala quanto seducente, che nella sua esplosione di spezie ed erbe aromatiche aveva ammaliato il mio naso e imposto quanto meno una visita per recuperarne qualche bottiglia. Così poco prima di partire avevo inviato un’email a Jean-Pierre per fissare un appuntamento.

"En cave, nous ne fabriquons pas, nous élevons des vins authentiques, sains et vivants."
Pierre Frick: puro vino di Alsazia​
Jean-Pierre Frick

Pierre appartiene a quella generazione cresciuta a pane e tulipani, dove il fare politica è un atto che arriva da lontano, si sporca le mani e pretende giustizia sociale e impegno per un futuro più pulito.

All’arrivo in cantina, ci accoglie proprio lui. Un uomo alto, dinoccolato e dalle fasce muscolari tese e giovanili. Ha la risata franca e lo sguardo investigativo, di chi non ha più voglia ed energie per perdere tempo dietro agli avventori della domenica. Ed è con questo sguardo che ci accoglie, anche se misto ad una parte di curiosità perché, nonostante non mi sia palesata a nome del blog, ha scoperto che scrivo. Ci fa compagnia al tavolo della degustazione una coppia di giovani bretoni, che alla fine compreranno un paio di bottiglie lasciandoci soli. Pierre ci tiene a non mostrare le etichette dei vini che serve, perché vuole che il giudizio si concentri sulle sensazioni e non sulle aspettative del vino, spingendo spesso sulla richiesta di ricordi legati alla musica per descrivere le varie bottiglie.

Arrivando non sapevo bene cosa mi attendesse, forse mi aspettavo tutti vini ‘strani’, eccentrici, quasi creativi. La batteria invece rivela un’intimità di terroir rigorosa, una pulizia, mai asettica, di profumi, un palato che svela l’Alsazia nel suo bilanciamento di contrasti. Ma è soprattutto il tratto politico, le dichiarazioni di intenti di Pierre che fanno di questi vini una vera e propria perla. Jean-Pierre appartiene a quella generazione cresciuta a pane e tulipani, dove il fare politica è un atto che arriva da lontano, si sporca le mani e pretende giustizia sociale e impegno per un futuro più pulito. Si è seduto dalla parte scomoda della panca del mondo e sceglie ogni giorno di far parte di quella minoranza dallo sguardo lungimirante e pulito. Non trattiene le parole nei suoi racconti che spaziano dalla vasta geologia alsaziana alle rinnovate scelte sul biologico e sul biodinamico, dalla critica alla società dei consumi agli studi di medicina alternativa.

Un fiume in piena si direbbe, arrivando soprattutto dai silenziosi produttori della Borgogna. Ma andiamo con ordine. Queste terre, oggi 12 ettari, appartengono ai Frick da 12 generazioni, e dal 1970, grazie alla volontà illuminata di Pierre Frick padre, sono coltivate in regime biologico. Pierre Frick è annoverato in quel manipolo di vignerons impegnati, fuori dal tempo e dalle mode, alla salvaguardia del territorio, del suolo, delle piante e del consumatore. Siamo quindi di fronte alla Storia in qualche modo. Una storia rinnovata da Jean-Pierre che nel 1981 spinge l’acceleratore e sceglie la pratica della biodinamica (certificata Demeter).

I 12 ettari coprono parcelle assai diverse tra loro su una dozzina di territori poco distanti, ma che sono lo specchio della grande varietà e complessità dell’Alsazia: una regione che annovera ben 13 tipologie diverse di geologie in un unicum francese. Tra queste parcelle spiccano 3 grand Cru: Grand Cru Steinert (Pfaffenheim), Grand Cru Vorbourg (Rouffach) et Grand Cru Eichberg (Eguisheim). Raccolta manuale, fermentazioni con lieviti indigeni, senza alcuna aggiunta di solfiti prima della fermentazione iniziale, né di zuccheri, nessuna correzione di acidità; il vino è travasato più volte e affina sulle fecce fini per almeno 6-9 mesi in botti di rovere da 3000 litri. Ovviamente i vini non subiscono alcuna chiarifica o trattamento chimico di sorta, ma solo delle filtrazioni prima dell’imbottigliamento. Dal 1999 i vini di Frick non hanno più alcuna solforosa aggiunta, neanche in fase di imbottigliamento, e dal 2002, per aumentare la protezione da eventuali deviazioni organolettiche, i tappi di sughero sono stati sostituiti con quelli a corona in acciaio inossidabile. Vini estremi? Sarà il futuro a definirlo, a noi sono sembrati semplicemente perfetti, senza difetti, godibili, ben fatti – già negli assaggi di botte che Pierre ci ha regalato – ma, soprattutto, culturalmente e politicamente giusti.

Degustazione dei vini di Pierre Frick

Pierre Frick: puro vino di Alsazia​
Pierre Frick: puro vino di Alsazia​

Partiamo con un vino rosso che, conoscendo le cultivar alsaziane al 95% bianche, non facciamo fatica ad individuare con un pinot noir. Si tratta del Alsace Pinot Noir Strangenberg 2018: un cavallo di razza dai profumi intensi di mora, di ciliegia sotto spirito, di sottobosco, di iris e rose rosse. La bocca resinosa ha una persistenza vanigliata, quasi dolce, con un tannino masticabile.

Alsace Pinot Gris Macération 2020: ha un naso di confetture di prugne, susine, un sottofondo di fiori e una punta di affumicato. Al palato è fresco, un vino sincero e diretto con un ritorno sull’affumicato delicato che richiama cibo.

Alsace Riesling Carrière 2020: colpisce con i suoi sentori che vanno dalla mirra all’incenso, all’anice. La bocca, anche se un po’ seduta (la bottiglia è stata aperta il 21 e oggi è il 24 luglio), risulta ancora in forma, gagliarda nei sapori con una netta corrispondenza con l’olfatto.

Alsace Gerwurztraminer Eichberg 2020: profuma di salvia, menta, basilico, limone e ha una bocca fresca, quasi frizzante, con finale leggermente amaricante. Salato al punto giusto.

Alsace Muscat Grand Cru Steinert 2020: un naso più delicato del Gerwurtztraminer con una bocca armonica, secca, fresca e salina.

Alsace Bergweingarten 2019: un sylvaner da uve surmature che regalano un vino morbido come una sonata di Chopin.

Alsace Nobilis Pinot 2019: un assemblaggio di pinot bianco, auxerrois e pinot nero da uve attaccate da botrytis. Elegante e complesso come un nostro Marsala di eccellenza.

Alsace Pinot Gris Vendange tardive 2010: un vino caldo con i suoi profumi di miele e acacia, scorza di agrumi.

Alsace Riesling  Grand Cru Vorbourg Vendange Tardive 2000: l’unico tra i vini in degustazione ancora con tappo di sughero. Ha sentori di frutta a polpa gialla matura, agrumi e fiori di camomilla.

Alsace Muscat Grand Cru Steinert 2010 Sélection de Grains Nobles: una piccola chicca che aggiunge ai sentori di salvia, basilico e limone quelli del burro salato. Un palato fresco che ricorda il gelato di fichi cui si associa un rimando al burro salato.

Alsazia da scoprire

Se avete voglia di partire per l’Alsazia, abbiamo preparato per voi una piccola guida ai villaggi di Alsazia.

La trovate qui: Alsazia Terra di confine e di ossimori 

(si apre in una nuova scheda)

Valeria-Redazione Vinity Fair-Chi Siamo
Valeria Mulas

Sommelier e degustatrice AIS. Assaggiatrice ONAF.

Comunicatrice empatica.

Appassionata di vino, cibo, arte e bellezza.

A tratti pittrice, scrittrice di troppe lettere.