Comunicazione, Vino e Millennial

Intervista a Marta Capriotti della Tenuta Cocci Grifoni - Marche

by Valeria Mulas

In un mondo fatto di comunicazione, social e immagini, il vino resta, nello scenario italiano, radicato alla terra, al lavoro, alla tradizione e ai rapporti umani. Molti vignaioli si sono affacciati solo di recente alle vendite online e canali digitali di comunicazione, spinti dalla pandemia e anche dall’arrivo delle nuove leve generazionali nelle aziende famigliari.

Ma cosa ne pensano le nuove generazioni di vignaioli – millennial? Ne parliamo con Marta Capriotti, 27 anni, della Tenuta Cocci Grifoni.

Marta dopo gli studi in Economia dell’Ambiente, a Torino, ha deciso, e lo sottolinea con orgoglio, di tornare nelle Marche, perché ama la terra. Con Lei abbiamo fatto una lunga chiacchierata parlando di etichette, comunicazione, vino e molto altro.

Comunicazione, Vino e Millennials
Ph. Credits Tenuta Cocci Grifoni - La terrazza panoramica

Siete un’azienda quasi tutta al femminile, come vivi questa particolarità?

“Per me è una cosa assolutamente normale, cui non ho mai fatto caso, finché non sono tornata, per lavorare in cantina, e ho iniziato ad avere rapporti con i commerciali, i fornitori, ecc, e ho scoperto che questo è un settore molto maschile. Sono cresciuta in un ambiente famigliare che non ha mai fatto differenze. Qui siamo alla terza generazione di donne in vigna (la quinta dalla nascita dell’azienda): c’è mia nonna, mia mamma, mia zia, io e mia sorella, ma c’è anche la capo cantiniera e le braccianti agricole che sono quasi tutte donne. Trovo che le donne in questo settore siano molto più umili e molto più preparate, forse perché dopo anni di fatiche e di pregiudizi, hanno più chiari gli obiettivi, anche se c’è ancora molto per cui combattere. Noi come cantina non abbiamo, però, mai puntato su questo aspetto. Per noi è la normalità, non è un valore aggiunto e crediamo che debba essere così. Non siamo da meno e non dobbiamo sottolinearlo come fosse una diversità eccezionale.”

Quest’estate, quando siamo venuti in azienda, tra le tante cose, ci hanno colpito le vostre etichette. Ci racconti com’è nato il restyling del packaging? 

“Avevamo un bisogno viscerale di raccontare la storia della nostra famiglia e della nostra terra fatta di biodiversità importanti. L’etichetta con lo stemma araldico o un’anfora o le finiture in oro non potevano rappresentare i valori famigliari: per mio nonno, per esempio, l’etichetta era una scelta estetica “non ragionata”, perché tanto la comunicazione veniva fatta di persona (pensa che avevamo l’anfora in etichetta, che oggi indica un metodo produttivo!). Ma oggi è diverso: i vini vengono scelti online e finiscono chissà dove, senza un passaggio di conoscenza diretta. Quando il team aziendale ha deciso di abbandonare le vecchie etichette, ha messo semplicemente sul tavolo tutta la testimonianza del nostro essere tra queste colline: il levarsi presto la mattina, andare in campagna a verificare e a parlare con i contadini, raccogliere le piante e i fiori dei filari, che cambiano ogni stagione, e poi la sistemazione della vigna, il vincotto, la vendemmia. Siamo partiti dalla quotidianità in cui siamo cresciute, dalla biodiversità che ci circonda. Le nostre etichette (tutte FSC – a filiera controllata ed ecologiche) sono questa raccolta di storie attraverso la flora – la Ginestra, il Papavero, il Nontiscordardimé (Myosotis), la Borragine e la Sulla (che mia nonna mangiava mentre pascolava le pecore da piccolina) – e la fauna – il rospo, la farfalla e il falco. Sono tutti elementi che accompagnano le nostre giornate, simbolo di quanto la natura qui sia potente e pura. Le linee giovani sono i fiori dei nostri campi; le linee storiche sono invece gli animali: il Falco Pellegrino, che ricorda il Grifone della nostra famiglia e solca i nostri cieli, la Farfalla Vanessa, con la sua livrea rossa, e il Rospo Bufo Bufo, la delicata sentinella della biodiversità. I fossi dei nostri terreni sono rimasti intatti da sempre: nonno non ha mai voluto abbattere gli alberi al limitare delle nostre proprietà, per aumentare le vigne, e questo ha permesso di mantenere protetti i fossati e il suo brutto, ma essenziale rospo. Il Bufo Bufo è sull’etichetta del Pecorino, un vitigno oggi considerato importante per le Marche, ma che ha vissuto anni difficili, prima di essere riscoperto da mio nonno e diventare un principe. È un’altra bella favola che accompagna la nostra famiglia.”

Avete però fatto una scelta precisa anche sullo stile di rappresentazione. Com’è nata l’idea di rifarsi agli erbari?

“Volevamo comunicare due valori: l’eleganza e la delicatezza della tradizione, intesa come radici e cura della casa, e la circolarità della natura. Le etichette avvolgono l’intera bottiglia, in una continuità perfetta che è quella dell’uva che parte dalla terra, arriva alla bottiglia e, infine, alla tua tavola. I fiori sono sempre rappresentati con le radici in vista simbolo della nostra terra. Volevamo comunicare all’esterno, in modo molto naturale e non costruito, il nostro mondo. Non c’è un pensiero di marketing, ma uno studio attento. Mamma ha infatti collaborato con un’antropologa in un brainstorming sui valori aziendali, che ha portato a quello che oggi vedi nelle etichette e in azienda: un inno alla Madre Terra.”

Comunicazione, Vino e Millennials
Comunicazione, Vino e Millennials

Cosa ti aspetti dal post Covid?

“Temo non riusciremo a rallentare tanto da arrivare ad un ritmo naturale, semplice, ma anche più concreto. Viviamo completamente distaccati dalla natura. Quando penso al Covid penso al surriscaldamento globale e ai cambiamenti climatici, che questo comporta: noi lo sentiamo fortemente, dal momento che dipendiamo dal clima. Questo è stato un periodo che ci ha, anche, permesso di capire che abbiamo bisogno di ritmi più lenti ed meno invasivi e quanto sia importante il fare rete.”

Con cosa brinderai a capodanno?

“Con la nostra Passerina Spumantizzata Tarà, sicuramente!”

La Tenuta Cocci Grifoni è una realtà marchigiana, dove la bellezza della natura si mischia al vino e al buon gusto, in un fil rouge di eleganza che ammalia corpo e mente.
Ci ha stupito la cura dei dettagli: la terrazza panoramica sui vigneti dove fare la “merenda”, i taglieri con le delizie regionali e dell’orto in perfetto abbinamento con la degustazione dei vini della cantina, ma anche l’estrema attenzione all’ambiente, al vigneto, alla storia di queste terre. Sarà bello tornarci appena possibile.

Ph. Credits Tenuta Cocci Grifoni

Valeria-Redazione Vinity Fair-Chi Siamo
Valeria Mulas

Sommelier e degustatrice AIS. Assaggiatrice ONAF.

Comunicatrice empatica.

Appassionata di vino, cibo, arte e bellezza.

A tratti pittrice, scrittrice di troppe lettere.