MERCATO DEI VINI FIVI A PIACENZA 2021
I Vignaioli Indipendenti si mettono nuovamente in mostra
by Valeria Mulas
Torna a Piacenza la mostra mercato della FIVI, Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, dopo lo stop forzato da Covid, per una decima edizione che si è rivelata molto attesa e animatissima, con 20.000 visitatori nei 3 giorni di fiera.
Dal 27 al 29 novembre scorso, i Vignaioli Indipendenti si sono dati appuntamento a Piacenza, e noi di Vinity Fair siamo andati a sbirciare tra i bicchieri le novità e le bontà di un’Italia resistente e contadina, che conta oggi 1300 soci e ben 11.000 ettari di terreni vitati in tutta Italia, di cui ben il 51% in regime biologico/biodinamico.
Cos'è la FIVI
“La FIVI – Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti è un’organizzazione senza scopo di lucro che si propone di promuovere e tutelare la figura, il lavoro, gli interessi e le esigenze tecnico-economiche del vignaiolo indipendente italiano, inteso quale soggetto che attua il completo ciclo produttivo del vino, dalla coltivazione delle uve fino all’imbottigliamento ed alla commercializzazione del prodotto finale”. Questa la definizione che si dà la Federazione sul proprio sito, ma sono forse le parole di Ampelio Bucci, premiato Vignaiolo dell’anno, a rendere meglio cosa sia la FIVI: “Tutto parte dalla terra. Il vino è espressione del suolo dove le viti affondano le loro radici. Ora tutti parlano della terra, ma la FIVI è stata la prima a farlo, tanti anni fa. La FIVI è un’associazione nata dal basso, che con umiltà ha reso importante l’autenticità”.
Assaggi di FIVI
Avevamo una mappa e un elenco di delizie da assaggiare, ma come spesso accade in questi tour, ci siamo persi e ritrovati più e più volte. I sapori e i profumi ogni tanto si sono confusi, a volte non sono piaciuti pienamente (de gustibus…), a volte sono stati dei lampi di bellezza che porteremo con noi e che speriamo di approfondire prestissimo. Vorremmo, quindi, qui darvi il senso di questa passeggiata tra i vigneti indipendenti di Italia segnalandovi i vini del nostro cuore per questa edizione.
Partiamo con Corte Fusia, giovane realtà vitivinicola della Franciacorta, con 7 ettari in zona Monte Orfano e coltivazioni di Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco che danno vita a quattro tipologie di Franciacorta: il Brut, il Saten, il Rosé e il dosaggio Zero. Il Saten (90% Chardonnay e 10% Pinot Nero) e il Brut (70% Chardonnay, 20% Pinot Nero, 10% Pinot Bianco) sono sicuramente belle perle di eleganza e qualità.
Restiamo sulle bollicine con il Ceppo 326 Rosé di Pasini San Giovanni, un millesimato Metodo Classico, che nobilita il Groppello e l’Erbamat con oltre 40 mesi di maturazione sui lieviti. Abbiamo sognato per un attimo di essere a bordo piscina con il loro fresco e piacevolissimo RosaGreen, un 100% Chiaretto di Groppello, che rientra a pieno titolo nella DOC Valtènesi. Il Lugana Bio 2020 e il Busocaldo 2018 infine, rappresentano due belle facce del vino da uva Turbiana, il primo nella sua freschezza e immediatezza e il secondo regalando una personalità più matura di camomilla, sambuco e miele, grazie all’affinamento di circa 12 mesi sulle fecce fini. A proposito di bollicine, se volete comprendere meglio l’argomento, vi ricordiamo il nostro articolo nella sezione ABC del Vino.
Qualche giro tra i vignaioli di Lambrusco ci ha fatto scoprire la Fattoria Moretto, con i suoi Grasparossa di Castelvetro DOP, tra i quali segnaliamo il Monovitigno, un vino frizzante secco da singolo vigneto con più di 40 anni di età. Ma tra i Lambruschi le differenze sono notevoli e non potevamo mancare l’assaggio della Cantina Paltrinieri con i suoi Sorbara in purezza, pluripremiati, tra i quali anche il rifermentato in bottiglia Radice, per poi passare al Lambrusco Mantovano DOP dell’Azienda Agricola del Bugno Martino. Qui il Lambrusco Salamino è padrone indiscusso di tutti i vini, miscelandosi solo all’Ancellotta del Rosso Matilde (il nostro preferito!).
Il centro-sud Italia ci ha poi regalato altre belle emozioni tra Marche, Campania, Calabria e Sardegna, che sono le regioni che avevamo scelto per questo piccolo tour.
Nelle Marche, e precisamente nel Conero, abbiamo assaggiato Clochard e Grand Clochard di La Calcinara. Il primo è un Verdicchio 90% che cresce su suolo ricco di calcarei marini, a tratti gessoso; in bocca arriva sapido e dritto come un’onda di mare, ma regala anche ginestra a camomilla e chiude morbido grazie allo Chardonnay in uvaggio. Il Grand Clochard è invece un 100% Chardonnay ruvido e legnoso, rustico, un po’ folle, che sposerebbe volentieri un’ostrica regale. Ci siamo persi i rossi e probabilmente è stata una grossa mancanza che dovremo colmare.
In Calabria siamo atterrati a Casa Comerci, che da anni ha puntato su vitigni autoctoni dell’area: Greco Bianco per il suo Rèfulu e Magliocco Canino per rossi e rosati.
In Sardegna abbiamo avuto due folgorazioni: i vini di Antonella Corda e della Cantina Berritta. Da entrambi abbiamo assaggiato Vermentino e Cannonau. Il Vermentino 2020 di Antonella Corda (con vigne a Serdiana nel Cagliaritano) è un’esplosione di erba falciata e capperi, su uno sfondo di mare; mentre il suo Cannonau, raccolto in anticipo, fermentato in acciaio con infusione di bacche e per il 20% con affinamento in barrique di rovere non tostate, risulta fresco, con un tannino smussato e frutta rossa fragrante. Dai terreni di Dorgali nel Nuorese arrivano profumi e sapori molto diversi della Cantina Berritta: qui il Vermentino Tziu Martine, riposa sulle fecce fini fino a primavera e risulta più agrumato e fruttato. Tra i Cannonau assaggiati, segnaliamo il Thurcalesu 2019, da vigne di 30-35 anni, con frutto maturo, spezie, sapidità e tannini vivi.
Infine giungiamo in Campania. A dirla tutta, La Sibilla, è stata una delle primissime che abbiamo degustato. Se la teniamo in chiusura di questo articolo è perché è il nostro colpo di fulmine. Un innamoramento che portiamo stretto nel cuore e che ci sta già facendo pensare al prossimo viaggio.
Azienda famigliare, da 5 generazioni, i Di Meo fanno vino a Bacoli, in quella striscia di terra vulcanica che si trova nei Campi Flegrei. I vini sono un giubilo di bontà, sia per quanto riguarda la Falanghina, declinata in tre versioni di crescente intensità, sia per i rossi in cui il Piedirosso gioca il ruolo di protagonista, con le sue note di caffé e tostatura, in un climax di importanza.
Vigna Madre è certamente la punta di diamante della produzione La Sibilla: è un vino che arriva dal vigneto piantato dai nonni più di 80 anni fa, con rese bassissime e che dona oltre ai profumi di amarena, note di pepe e sottobosco e una bella mineralità. Un vino che non si fa dimenticare.
L’azienda esporta quasi il 70% all’estero. Recuperare questo gap, dovrebbe diventare un dovere nazionale!
Il prossimo Marcato dei Vignaioli è programmato per il 26, 27 e 28 novembre 2022, sempre a Piacenza.
Nel frattempo potete trovare tutti i vignaioli della FIVI sull’app ufficiale.
Valeria Mulas
Sommelier e degustatrice AIS. Assaggiatrice ONAF. Ha conseguito l'executive master in cultura e management del vino a Pollenzo, presso Usisg.
Comunicatrice empatica.
Appassionata di vino, cibo, arte e bellezza.
A tratti pittrice, scrittrice di troppe lettere.