Stella di Lemmen, progetto eroico nel cuore delle Cinque Terre
Un progetto produttivo vitivinicolo che mette in luce le Cinque Terre e promuove la biodiversità
by Florence Reydellet
L’azienda ligure Stella di Lemmen ridà vita al borgo disabitato di Lemmen sulle colline di Riomaggiore: una realtà vitivinicola che abbiamo avuto modo di scoprire degustandone la sua etichetta emblematica, il “Limen”.
Occhi vivaci e battuta arguta, Lucia Bruzzone e il marito Diego Feola, insieme titolari di Stella di Lemmen, non nascondono la loro determinazione nel giorno in cui presentano la loro collezione di etichette a Milano presso il ristorante DanielCanzian.
Uno stato d’animo certamente comprensibile se si pensa che la sfida è quella di dare un nuovo indirizzo al disabitato borgo spezzino di Lemmen, nel comune di Riomaggiore, nel quale c’è molto da proteggere e valorizzare.
Un progetto agricolo in controtendenza
Lucia e Diego – lei originaria di Bordighera e lui di Genova – non avevano l’intenzione di dedicarsi alla produzione di vino quanto di costruirsi un buen retiro per la pensione quando, nel 2015, hanno acquistato lo stabilimento con annesso terreno. Eppure, l’idea in controtendenza di avviare un progetto agricolo si è rapidamente fatta strada, dando un futuro al luogo. «È stato un grande salto, diciamocelo. Sulla carta i contro erano più dei pro. Ma la causa ne valeva la pena», racconta Diego Feola. «L’agricoltura, in particolare la viticoltura, è stata per secoli una delle principali risorse economiche del distretto. Oggi, purtroppo, per via della mancanza di ricambio generazionale, il rischio che l’agricoltura delle Cinque Terre svanisca è dietro l’angolo».
Responsabile il paesaggio, che può essere definito tanto mozzafiato (il Parco delle Cinque Terre è diventato sito UNESCO nel 1997 ed è oggi un must per i viaggiatori provenienti da ogni dove), quanto impervio, penalizzato com’è da pendii ripidissimi che hanno costretto l’uomo, nel corso dei secoli, a strappare terreno ai declivi realizzando migliaia di terrazzamenti sorretti da muretti a secco. «Si tratta di un territorio eroicamente antropizzato, plasmato a mano. Un connubio di utilità e bellezza che vogliamo tenacemente salvaguardare per lasciarlo in eredità alle generazioni future, come d’altronde è sempre stato fatto da antiche civiltà», continua Lucia Bruzzone. Ed è cosa saggia non dimenticare che per farlo, bisogna continuare a impiantare, coltivare e produrre.
Vocazione biologica e biodinamica
Ecco allora che prendono forma gli spazi dei cinque ettari di proprietà. Un “lavoro operoso” per ammissione della stessa Lucia, che non manca di evidenziare come e quanto sia stato arduo portare a termine il progetto considerando che il luogo, posto a un’altitudine di 400m s.l.m., è raggiungibile solo a piedi o con una monorotaia a cremagliera. Oggi sono 3,5 gli ettari dedicati ad un vigneto a corpo unico: metà delle uve ricavate viene conferita alla cantina sociale; mentre l’altra metà, dopo meticolosa selezione degli acini, è destinata alla produzione in proprio di circa 9.000/10.000 bottiglie a seconda delle annate. Ma non solo. La vigna è circondata da aranceti, uliveti, erbe aromatiche e officinali che partecipano alla diversità vegetale, potenziando la salute dell’intero organismo agricolo. «Stella di Lemmen è un progetto a tutto tondo che vuol celebrare la sinergia tra uomo e natura. Proprio per questo motivo lavoriamo in biologico e biodinamico. Non c’è scelta migliore per interpretare il territorio», spiega ancora Lucia, così sottolineando che la filosofia aziendale è quella di percorrere una strada che rispetti l’equilibrio naturale dell’ambiente.
I vini
Sotto la guida sensibile del giovane vignaiolo/enologo Konstantin Spinetti, vengono prodotte quattro etichette, delle quali tre di bianco. “Limen”, che vede in blend albarola, bosco e vermentino, come è tipico nelle Cinque Terre, in percentuali variabili secondo l’annata: è stata la vendemmia 2020 a tenerlo a battesimo ed è oggetto della mini-verticale a seguire; “112358”, da albarola e vermentino, che deve il nome alla sequenza di Fibonacci ed è vinificato in anfore di terracotta; e “Astro”, ancora da uve bosco, albarola e vermentino, notevole per l’uso intelligente del legno. Da ricordare infine il rosso “Caligo”, frutto dell’unione tra grenache e canaiolo, che ci è parso di ottima scorrevolezza di beva.
Limen, la degustazione
Trascriviamo qui di seguito le note dei quattro Limen degustati, a partire dalla sua prima vendemmia – la 2020, come si è detto, messa in commercio nel 2022 -, alla sua ultima, la 2023, presentata in anteprima: vini che certamente restituiscono nel bicchiere una cifra stilistica in crescente naturalezza, oggi ricercata da molti, senza omettere il concetto di bevibilità. Uno stile, tuttavia, sperimentale e ancora difficile da incasellare: dalla 2020 alla 2023, infatti, qualche cosa è cambiata con l’intento di aumentare il livello qualitativo, quanto anche di rispecchiare al meglio il territorio con la tecnica della macerazione sulle bucce. “Stiamo ancora studiando la reazione delle uve per trovare l’equilibrio perfetto. Dalla vendemmia 2022, parte degli acini fa una breve macerazione di 36 ore, mentre l’altra si dilata a 5 giorni”, commenta Konstantin, che ha anche precisato che i primi due campioni sono stati vinificati presso la cantina sociale. Insomma, un inizio in salita per queste prime quattro bottiglie che, con ogni probabilità, una volta consolidate le tecniche di vinificazioni, diventeranno eccelse.
Limen 2020
40% bosco, 40% vermentino, 20% albarola
Fermentazione spontanea; malolattica svolta; 8/9 mesi sulle fecce fini; nessuna filtrazione né chiarifica.
Un vino di grande pulizia, focalizzato, poco marcato al naso ma certamente non in debito di sfumature: profuma oggi di lime, ginestra, elementi marini e qualche sfumatura vegetale che ricordano l’erba falciata. Alcuni dati qualificanti del gusto sono: delicatezza nel tocco, scioltezza nella frazione salina (senza che la sapidità domini completamente) e lunghezza nel finale. Col senno di poi, un ottimo primo conseguimento.
Limen 2021
40% bosco, 40% vermentino, 20% albarola
Fermentazione spontanea; malolattica svolta; 8/9 mesi sulle fecce fini; nessuna filtrazione né chiarifica.
Dopo un’iniziale riduzione, si apre disponibile e intenso. Letteralmente sa di cenni fruttati – a fare da capofila, l’ananas sciroppato -, a cui vanno ad aggiungersi note di erbe aromatiche, ruta e gesso. L’incedere, glicerico e in leggero deficit di energia, rende un’idea di diluizione lungo lo sviluppo, che però viene mitigata dalla profondità salina dell’allungo.
Limen 2022
40% albarola, 40% vermentino, 20% bosco
36 ore di macerazione sulle bucce per la partita di uve raccolte in anticipo; 5 giorni per le altre. Seguono 8/9 mesi a contatto con le fecce fini.
Da un’annata minor, concentrata e calda, cambia l’assetto olfattivo. Il vino ha tratti di rusticità ed è decisamente più dolce che incisivo (note fruttate e mielose ne cadenzano il progresso). L’assaggio, dal canto suo, è alquanto mordente e pieno di succo. Una gustativa peraltro addomesticata quanto a tannicità (che talvolta si riscontra sgradevole nei macerati) e scia calda nel finale.
Limen 2023 (campione da vasca)
40% albarola, 40% vermentino, 20% bosco
36 ore di macerazione sulle bucce per la partita di uve raccolte in anticipo; 5 giorni per le altre. Seguono 8/9 mesi a contatto con le fecce fini.
I profumi saranno anche in divenire, ma hanno già ora un’indole meno rustica rispetto al precedente: il naso, reticente in avvio, via via fa emergere sentori di elicriso, il sempre presente timbro minerale e ricordi di un frutto delicato, come di Golden Delicious. Quasi assestato il sorso, dal bel vigore salino a centro bocca, e percorso da spiccata freschezza. L’allungo, un filo sbrigativo, rilascia percezioni fruttate e sfuma su una nuance gessosa.
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